Programma Startup Azione – Approfondimento

Oggi, 18 agosto 2022, è uscito pubblicamente il programma di Azione.

Disponibile a questa pagina: https://www.azione.it/elezioni-set-2022

Il capitolo che riguarda le startup è sotto il “cappello” dell’innovazione e tecnologie digitali a pag. 52.

Premessa

Prima dell’accordo con Italia Viva (IV) per la creazione del Terzo Polo, i vari gruppi tematici di Azione avevano creato una sintesi (estrema) dei propri documenti per essere digeribili al pubblico vasto. Questi documenti sintetici sono stati poi rivisti dal responsabile nazionale del tema ed infine inviati al Centro Studi per una rilettura e un ri-assemblamento in un documento unico di programma.

Però l’accordo come lista unica con IV non ha permesso nei fatti la creazione di due programmi distinti, anche se molto simili. Abbiamo creato un unico programma, con i contributi di IV.

Perciò mi sono sentito di scrivere questo articolo per dare giusta riconoscenza al lavoro svolto dal nostro gruppo in questo ultimo anno e mezzo, due circa, dopo aver svolto una decina di audizioni a vari stakeholders sul territorio nazionale ed estero.

Per motivi di brevità, riporto di seguito solo degli estratti pubblicabili dal documento completo (di circa 40 pagine) che abbiamo elaborato per le startup in Italia.

Il lavoro del nostro gruppo ha portato alla creazione di proposte, per facilitare la nascita di nuove startup nel nostro paese, che si basano su 4 pilastri d’intervento

  • Capitale umano e cultura d’impresa; 
  • Quadro normativo; 
  • Accesso a capitali pubblici; 
  • Accesso a capitali privati.

Punto 3 – Sostenere la nascita di aziende innovative e la transizione digitale delle imprese esistenti

Capitale umano

Per supportare le aziende innovative nascenti – digitali e non – proponiamo il modello della facilitazione d’impresa […]

L’obiettivo è consentire l’aiuto imprenditoriale cosiddetto “in risposta” ed è necessario fornire un forte punto di riferimento territoriale istituzionalizzato (universalmente riconosciuto), come prevede il modello di facilitazione d’impresa, già presente in altri paesi nel mondo (*). Non è richiesta l’attivazione di infrastrutture studiate a tavolino e calate dall’alto con relativo spreco di fondi pubblici, ma lo scopo è andare a identificare i bisogni delle persone direttamente in loco, fornendo aiuto su misura utilizzando infrastrutture esistenti.

Tale figura avrà il compito sia di accompagnare le scuole superiori all’inserimento obbligatorio di momenti formativi e di simulazioni di impresa che stimolino l’imprenditorialità dei giovani fornendo loro soft skill, che di istruire i founders adulti durante un percorso standardizzato di pre-incubazione, gratuita e aperta a tutti i cittadini italiani in età lavorativa, al termine del quale le persone avranno acquisito le capacità di base provenienti dal mondo startup (es. Lean Startup, criteri oggettivi per la valutazione del modello di business, elementi di valutazione del team, etc). Saprà, inoltre, indirizzare le persone verso servizi privati (es. incubatori, pre-acceleratori) o bandi pubblici adeguati alle loro necessità al termine del percorso, aiutando a discernere tra i percorsi dedicati a nuova impresa, da assistere con finanza di tipo tradizionale, e startup tecnologiche, da incanalare verso gli operatori ed investitori del venture business.

(*) Ognuno con le proprie sfaccettature, ma con l’obiettivo comune di istituzionalizzare un punto di riferimento chiaro a chi si avvia all’attività d’impresa: Australia, Paesi Bassi, Kansas (US), Ontario (CA), Report indipendente OECD.

Accesso a capitali pubblici

[…] abbinato alla razionalizzazione dei bandi di finanziamento, evitando la discrezionalità delle Regioni sulla definizione di “startup” e superando la modalità “click day” dei bandi pubblici.

I fondi nazionali e regionali stanziati per il mondo dell’innovazione e delle startup sono spesso irraggiungibili a causa di deleteri meccanismi burocratici e criteri selettivi spesso incoerenti. A questo proposito, la nostra proposta è quella di normalizzare i bandi pubblici sulle criticità comuni, ad esempio la discrezionalità delle Regioni sulla definizione di “startup” (che proponiamo essere massimo 36 mesi dall’avvio dei ricavi tipici) e superare la modalità “click day” dei bandi, oltre che razionalizzare l’erogazione dei fondi nella modalità e nella tempistica, secondo le sostanziali esigenze di cassa di una startup.

Quadro normativo

Prevediamo una sandbox normativa che permetta l’incontro agile tra startup e mercato e l’eliminazione di tutte le gabelle relative alla costituzione o al mantenimento della società, come ad esempio la tassa di concessione governativa, la vidimazione dei libri sociali ed i costi relativi all’iscrizione in Camera di Commercio.

Le startup devono essere in grado di accedere velocemente e agilmente al mercato, senza necessità di onerosi passaggi burocratici in termini di tempo e denaro. A questo scopo, la creazione di una sandbox normativa permetterà ai founders di compiere pochi adempimenti burocratici e saranno liberi di concentrarsi sulla propria azienda. Grazie ad una mirata deregulation, le startup di tutti i tipi potranno nascere tramite procedura totalmente informatizzata online centralizzata su InfoCamere grazie allo SPID ed a registri e strumenti (es. antiriciclaggio) gestiti tramite soluzioni tecnologiche avanzate (es. blockchain). Per adempiere agli obblighi relativi ai controlli societari in sede di costituzione (es. antiriciclaggio), le Camere di Commercio dovranno essere fornite di adeguati poteri di controllo. Resta comunque la possibilità di costituzione con atto pubblico tramite notaio ma diventa facoltativo. 

Inoltre, si prevede di ripristinare l’oggetto sociale flessibile e la possibilità di adottare fino a 10 codici ATECO differenti, così da permettere alla startup di testare il prodotto/servizio sul mercato, senza però avere l’obbligo di tornare dal notaio qualora fosse necessario eseguire un pivot importante sul prodotto/servizio che, essendo innovativo, spesso supera le distinzioni canoniche. Anche l’ubicazione della sede legale deve essere flessibile, per permettere il libero spostamento all’interno del territorio italiano senza l’obbligo che la delibera dall’assemblea dei soci venga verbalizzata da un notaio.

La proposta è quella di creare una nuova “Opzione Startup” valida per un certo limite temporale dalla costituzione o fino al raggiungimento di determinati eventi importanti nella vita della startup, come ad es. la quotazione su mercati regolamentati, il superamento di soglie relative al volume d’affari, il superamento di soglie relative alla raccolta di capitale, etc. 

L’Opzione Startup include inoltre l’eliminazione di tutte le gabelle relative alla costituzione o al mantenimento della società, come ad es. la tassa di concessione governativa, la vidimazione dei libri sociali ed i costi relativi all’iscrizione in Camera di Commercio, nonché l’eliminazione di adempimenti come il deposito di bilancio e le comunicazioni periodiche finchè non si superi una soglia di fatturato minimo, al fine di azzerare la soglia di accesso al fare impresa. 

Un’ulteriore forma di agevolazione sarà rivolta ai founders, normalmente soci-lavoratori della srl, i quali non dovranno essere soggetti in nessun caso al versamento di un minimale contributivo INPS, ma versare i contributi solamente rispetto a quanto guadagnato (v. Gestione Separata). 

In linea di principio, gli adempimenti burocratici ed i costi di mantenimento dovranno essere messi in atto in modo crescente con il crescere della startup. 

Punto 4 – Startup

Accesso a capitali privati

L’Italia è uno dei Paesi con il maggior potenziale di crescita nella creazione di nuove imprese retti in startup. Proponiamo di eliminare del tutto la tassazione del capital gain sugli investimenti per attrarre una quota maggiore di investimento di fondi pensione ed enti assicurativi nell’economia reale. Riteniamo inoltre necessario innalzare l’aliquota del credito d’imposta per le imprese vedendo una maggiorazione se sono coinvolti centri di ricerca universitari, altre startup o PMI innovative.

In realtà questa parte, incentrata solo sull’equazione “aiutare le startup = mettere soldi”, è stata rivista con i contributi di IV. La detassazione totale del capital gain, senza condizioni, non era nelle nostre proposte. Anche perché con una proposta del genere saremmo l’unico paese al mondo a eliminare le tasse sul capital gain (eccetto i paradisi fiscali) ed avrebbe un effetto dubbio sulla crescita degli investimenti per un motivo semplice: abbiamo già una proposta che riduce il rischio all’ingresso. Inoltre, il capital gain avviene di fatto quando la startup è ormai cresciuta, quindi un incentivo non diretto a favorire investimenti più rischiosi pre-seed o seed ma solo a favorire i dividendi dei VC. E se prendiamo ad esempio il sistema UK, vediamo che la detassazione avviene solo se il denaro viene reinvestito e non incassato esentasse dagli investitori.

Nota dovuta di precisazione. Di seguito invece la proposta come da noi elaborata inizialmente:

La revisione degli attuali incentivi privati agli investimenti in startup è un passo fondamentale per abilitare un maggior uso del capitale privato in aree innovative. Essendo le startup ad alto rischio di fallimento, proponiamo di ridurre il rischio per gli investitori, rimodulando le deduzioni fiscali al rialzo con un’aliquota variabile in base all’importo investito ed eliminando il regime de minimis a cui sono soggetti gli investimenti in startup e PMI innovative (lavoro d’insieme da svolgere in base alle regole UE in materia di aiuti di Stato), ovvero introducendo una detrazione aggiuntiva per le minusvalenze degli investitori. 

Inoltre, per agevolare l’assunzione di personale altamente qualificato, si propone l’azzeramento del cuneo fiscale per 5 anni del personale assunto da startup o pmi innovative.

Per adottare best practice internazionali sulla raccolta di capitali privati, intendiamo proporre una standardizzazione contrattuale nel nostro ordinamento per i “Simple Agreement for Future Equity” (SAFE) ed i “Keep It Simple Security” (KISS) tra le opzioni possibili di raccolta capitali per le startup, fornendo alle startup dei modelli standard scaricabili gratuitamente (facendo sempre riferimento a modelli diffusi e accettati a livello internazionale).

Ultima modifica di questo articolo: 18 Agosto 2022