Nucleare SI – Nucleare NO
Premessa
Ho voluto scrivere questo articolo per esprimere la mia posizione personale, perché vorrei renderla chiara a chi fosse interessato ad approfondirla.
Personalmente sono a favore di uno sviluppo massiccio nell’uso delle energie rinnovabili, ma so di non essere un esperto della materia ed i dubbi sono legittimi perché, a differenza di molti, non vivo di certezze come il Principe.
La mia definizione di esperto è colui che ha una conoscenza professionale del settore che sia minimo 10-15 anni, poi dipende dalla novità dell’argomento in oggetto. E su ciò in cui non sono un esperto, mi faccio un’opinione personale basata su fonti, letture ed opinioni di esperti.
Le fonti esplicitate di seguito servono per far capire che non esistono pregiudizi di alcun genere sulla mia posizione, ma solo fatti. Per questo motivo sono disponibile a cambiare opinione quando cambiano i fatti.
Fonti su cui mi sono basato
[1] Libro 100% Clean, Renewable Energy and Storage for Everything del prof. Mark Z. Jacobson, Director of the Atmosphere/Energy Program and Professor of Civil and Environmental Engineering at Stanford University.
[2] Proposta di Azione sul mix energetico nazionale.
[3] Dati Terna sul picco e valle dei consumi nazionali dal 2017 al 2022.
[4] Dati Our World Data sul trend del consumo nazionale 1966-2020 e sul consumo assoluto.
[5] Vandenbosch, Robert & Vandenbosch, Susanne E. (2007). Nuclear waste stalemate. Citato da Wikipedia.
[7] https://www.focus.it/scienza/energia/energia-nucleare-i-reattori-di-iv-generazione-sono-puliti
Riflessioni sul nucleare
Quanto nucleare serve
Secondo la recente proposta di Azione, per compensare l’intermittenza di generazione elettrica da fonti rinnovabili e per sostituire le fonti fossili con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica, probabilmente abbiamo bisogno di costruire, entro il 2050, centrali nucleari per una potenza nominale totale di 40 GW. In altre parole, servirebbero 8 centrali nucleari [2].
Il calcolo è basato su una proiezione di raddoppio del consumo energetico italiano da qui al 2050, raddoppiando di fatto il momento di minor consumo, attualmente intorno ad una media di 20 GW, o qualcosa di meno [3].
A proposito di questi dati, prendendo per riferimento i dati Terna, la quota di energia prodotta da fonti termiche, cioè non rinnovabili, nei giorni di minima produzione oscilla intorno ai 10-14 GW per ogni mese di riferimento nel periodo 2017-2022. Mentre la produzione restante, 6-10 GW, viene da fonti rinnovabili o dall’estero. Perché comunque l’acquisizione di energia con vento, acqua, geotermia e scambio con paesi esteri (che magari producono con rinnovabili), avviene anche di notte.
Ammesso che il trend dovesse rimanere costante, pur raddoppiando i consumi, dovremmo aver bisogno di 20-28 GW di potenza nominale e non 40 GW.
Poi una nota aggiuntiva riguardo all’ipotesi che il consumo elettrico italiano raddoppi in meno di 30 anni.
La variazione anno per anno dal 1966 al 2020 non mostra una crescita tendenziale certa del consumo elettrico, anzi dal 2005 ad oggi c’è stata una tendenza a ridurre i consumi [4]. Nel 2020 abbiamo consumato circa quanto gli anni 80, pur avendo un valore di PIL reale superiore. Questo è intuitivo. Negli anni l’efficienza dei sistemi è cresciuta, quindi la relazione tra consumi e PIL è positiva ma non è 1:1.
Ipotizzare un raddoppio dei consumi in 30 anni significa ipotizzare che il PIL italiano si moltiplichi più di 2 volte. Come rappresentato dal grafico di seguito, in realtà il PIL reale italiano dagli anni 80 ad oggi è aumentato da circa $1.250 miliardi a circa $1.800-1.900 miliardi, quindi un aumento di circa il 50% in 40 anni.
La stima che il PIL italiano vada oltre il raddoppio da qui al 2050 è tendenzialmente una visione ottimista, con una crescita ipotizzata di circa il 2,5% di PIL reale tutti gli anni per 30 anni senza mai calare.
Certamente tutti lo speriamo.
Prima conclusione: visti i dati di cui sopra, credo che il fabbisogno energetico più coerente da coprire in alternativa alle fonti fossili sia al massimo di 20 GW da qui al 2050, quindi 4 centrali nucleari dovrebbero essere più che sufficienti.
I rifiuti nucleari
Si stima che una centrale nucleare francese produca meno di una lattina di coca-cola di rifiuti ad alta intensità nell’arco della vita di ogni abitante [2].
Ma gli abitanti francesi sono circa 67 milioni, quindi, posto una lattina da 33cl, posto un arco di vita media stimato di 83 anni, la matematica ci indica un risultato di circa 22.000 metri cubi di rifiuti ad alta intensità prodotti ogni 83 anni, più di 3 campi da calcio, per la sola Francia, ipotizzando crescita zero della produzione di energia elettrica da nucleare nel tempo. Il che potrebbe forse “andar bene” se l’uso fosse certamente a tempo limitato, ma purtroppo così non è. La produzione di questo tipo di rifiuti teoricamente si accumulerà per secoli, lasciando la patata bollente nelle mani delle future generazioni.
I rifiuti ad alta intensità, se non vengono riutilizzati o riprocessati, resteranno mortali per l’uomo e per l’ambiente per decine di migliaia di anni, alcuni elementi lo sono per milioni di anni [5].
Dobbiamo inoltre tenere conto che il riprocessamento del plutonio per dargli nuova vita come combustibile è costoso, come anche il riprocessamento dell’uranio. Infatti l’uranio riprocessato in Francia, uno dei più grandi paesi con questa capacità di lavorazione, viene stoccato per la maggior parte invece di essere arricchito e utilizzato nuovamente nei reattori [6].
Quindi non è automaticamente certo che i rifiuti nucleari si vadano a processare per essere utilizzati nuovamente come combustibile, quantomeno in attesa di reattori di IV generazione commercializzati (non dimostrativi o sperimentali come hanno in Cina e Russia, unici paesi con reattori di questo tipo in funzione oggi). I reattori di IV generazione promettono di poter utilizzare il combustibile come il plutonio che è normalmente parte dei rifiuti prodotti dai reattori di III generazione [7] [8].
In generale però non condivido l’idea di creare rifiuti molto dannosi per l’uomo e per l’ambiente che restano tali per migliaia e migliaia di anni.
Non condivido l’idea di dover infilare questi rifiuti in un buco profondo centinaia di metri sottoterra facendo finta che non esistano.
Non condivido l’idea di dover lasciare alle prossime generazioni il compito di smaltire questi rifiuti mortali, insieme a tanti altri oneri che già stiamo lasciando loro.
Parliamo di pensare ai giovani e alle prossime generazioni ma nei fatti non lo facciamo.
E’ ora di agire e dimostrare con i fatti che pensiamo al futuro.
Una nota riguardo al naturale benaltrismo che tira in ballo altri tipi di rifiuti industriali che vengono prodotti ogni anno. Non mi interessa cosa succede ad altri rifiuti perché se devo prendere una decisione sul nucleare mi devo basare sul nucleare, non su altro. Fare benaltrismo è solo un modo per evitare di rispondere ad una domanda diretta.
Seconda conclusione: i rifiuti che vengono a crearsi sono “limitati” per chi ha una visione di medio-lungo termine dell’uso di energia nucleare (max 100 anni). Tuttavia dobbiamo avere la certezza che i rifiuti possano essere smaltiti in centrali di IV generazione e, ciò che non può essere usato in tal senso, tramite altre lavorazioni che ovviamente consumino meno energia di quella prodotta per generarli. Lo scopo è avere una visione politica di rifiuti-zero per il nucleare. Per essere chiari: tutto ciò che viene prodotto nei prossimi 50 anni come rifiuto nucleare ad alta intensità, deve avere un piano di annichilimento nei successivi 50 anni.
L’uso del nucleare è ormai una certezza?
Secondo i calcoli del prof. Jacobson [1], la fissione nucleare non risulta essere la soluzione definitiva ai problemi energetici dell’umanità né per le emissioni di CO2.
Il professor Jacobson dimostra che su un arco temporale di 100 anni, tenuto conto di molti fattori, l’emissione di CO2 equivalente di una centrale nucleare rispetto ad un impianto eolico terrestre può essere dalle 9 alle 37 volte superiore (v. diapositive del Capitolo 3). Anche impianti idroelettrici e fotovoltaici hanno un range di emissione di CO2 che può essere superiore all’eolico terrestre, ma comunque un range minore del nucleare.
Tuttavia la nostra posizione geografica non consente di avere una forte efficienza nell’uso del vento come fonte energetica contrariamente ai paesi del Nord Europa, viceversa per il solare.
Terza conclusione: ci sono molti dubbi da chiarire prima di decidere in modo definitivo la strategia energetica del nostro paese, la quale deve avere una visione di cosa fare da qui al prossimo secolo. Il nucleare potrebbe essere una soluzione tampone, a tempo limitato, vista l’urgenza di intervenire per eliminare l’uso di fonti fossili.
La mia posizione
Non possiamo decidere oggi basandoci su ciò che non siamo ragionevolmente sicuri esista domani.
La IV generazione delle centrali nucleari esiste, è funzionante e si tratta “solo” di renderla commerciale [8]. Ponendo un tempo di costruzione e messa in funzione in 10-12 anni (se va bene), più una vita operativa media di 60 anni per una centrale di III generazione, possiamo essere ragionevolmente sicuri che la IV generazione sarà commercialmente pronta entro il fine vita delle precedenti.
In ogni caso sappiamo che la IV generazione non è un panacea perché rimaniamo nei confini dell’uso di risorse naturali finite, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di inquinamento ambientale e sfruttamento umano causato dalle miniere di uranio [9].
Non possiamo invece aspettare ancora “pochi anni” per la possibilità incerta di avere impianti a fusione nucleare commercializzabili, operando un atto di fede. Non sarebbe una soluzione al problema ma solo un rinvio in avanti nel tempo di una scelta da fare (cioè attuare la politica attendista perpetrata fino ad oggi).
Adesso dobbiamo decidere. Curarsi delle prossime generazioni senza pensare a breve termine. Questo si fa anche governando l’innovazione, dando una direzione verso la quale puntare, anche aumentando il budget attuale in ricerca e sviluppo rispetto al PIL che ci vede 14esimi in UE.
Tenuto conto di queste considerazioni, un piano ambientale pragmatico, responsabile ed efficace di mix energetico per l’Italia potrebbe essere:
- Studiare il problema del mix energetico con la migliore soluzione tecnicamente possibile e decidere entro il 31 marzo 2023 se realmente il nucleare fosse l’unica via per ridurre pesantemente le emissioni di CO2 allo scopo di raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica del 2050. Tutto questo tramite un processo di scelta trasparente nei criteri e reso pubblico.
- Se il risultato della scelta sarà quello di costruire le centrali nucleari, al netto della legittimità giuridica su cui non ho capacità di esprimermi, l’uso delle centrali di III e IV generazione deve essere al minimo indispensabile ed a tempo limitato (100-120 anni), pensando di usare al massimo 2 generazioni di centrali (la III generazione oggi e IV generazione domani).
- Contemporaneamente investire nella costruzione di nuovi impianti solari, eolici, idroelettrici e geotermici con tecnologie allo stato dell’arte e, in quanto questione di sicurezza nazionale, militarizzando le zone di costruzione se necessario.
- Investire in ricerca e sviluppo di nuovi sistemi di stoccaggio dell’energia, alternativi alle classiche batterie, basandosi su un orizzonte temporale a medio termine (30-40 anni).
Ultima modifica di questo articolo: 29 Luglio 2022