La Scelta Azione – PD
Una scelta incoerente?
E’ di poche ore fa la scelta del Segretario di Azione, Carlo Calenda, di stringere un’alleanza elettorale con il centro-sinistra, rappresentato dal Segretario PD, Enrico Letta. Anche se sono già iniziati i distinguo da parte della sinistra, a cui non piace il contenuto dell’accordo nel merito dei temi.
Come era prevedibile, è stato innescato un dibattito interno di Azione, tra chi elogia la scelta e chi la critica. Soprattutto per quanto riguarda la scelta di non fare un terzo polo liberale, magari insieme a Renzi.
Calenda è stato settimane a dichiarare che non si sarebbe mai alleato con chi ha votato la sfiducia a Draghi, con chi era contro i rigassificatori o con Di Maio e simili.
La verità è che l’accordo con Letta in sé per sé ha permesso a Calenda di ottenere molto. Ma molti iscritti hanno puntato maggior attenzione sulla scelta politica fatta dal Segretario, a detta loro, non coerente.
Una scelta difficile
Personalmente non credo sia stata la miglior scelta per il partito.
Penso che la scelta di formare un terzo polo, valutando (non automaticamente, ma da studiare) un’eventuale alleanza con Renzi, avrebbe permesso di rafforzare l’identità di Azione e di fare quadrato tra gli iscritti.
Questo avrebbe comportato delle conseguenze elettorali che tutti sappiamo (molti seggi in più a favore del centro-destra) ma avrebbe favorito senza dubbio, forse egoisticamente, Azione.
E questo significa che l’alleanza con il PD non deve essere stata una scelta facile, anzi. D’altronde tutti sappiamo che essere in Parlamento con una quota significativa è un passo fondamentale per diventare una forza politica degna di questo nome.
Il risultato elettorale del 25 settembre sancirà se la scelta di Calenda sarà premiata dagli elettori oppure no.
Ma le scelte politiche stanno legittimamente al Segretario, con oneri ed onori, in quanto eletto democraticamente al Congresso di partito.
Perciò prima di stracciarmi le vesti per un accordo con il PD o per aver fatto entrare la Gelmini, per dire, lascerei passare un po’ di tempo. Non si è trattato di fare un accordo con i 5 Stelle o portare dentro Di Maio. Nella politica ci sono sfumature e compromessi. E in democrazia ce ne sono molti di più che nei regimi dittatoriali.
Infatti la cosa che mi piace di Azione è che ogni 2 anni si tiene il Congresso per il rinnovo della dirigenza, quindi molto semplicemente nei prossimi 2 anni possiamo vedere e valutare come Azione farà tesoro dei seggi ottenuti oppure se sarà una debacle.
In ogni caso, se qualcuno vorrà chiedere conto al Segretario di queste scelte potrà farlo. A contrario di molti altri partiti che si definiscono liberali.
Ultima modifica di questo articolo: 2 Agosto 2022