Startup Italiane: Opinioni D’Autunno 2022

L’ultimo articolo del presidente di Roma Startup, Gianmarco Carnovale, lo condivido in larghissima parte.

Identifica i punti su cui dovrebbe focalizzarsi la politica per agevolare la crescita dell’ecosistema italiano, oltre a criticare alcune situazioni anomale che si sono venute a creare negli ultimi anni di sregolatezza ed assenza di regia politica.

Per me però c’è un punto su cui mi va di riflettere ed è difficile indicare alla politica un “silver bullet” per intervenire.

Cioè quando si parla di “talento“.

Talento

Il talento, per essere riconosciuto tale, deve avere l’opportunità di manifestarsi.

Perché, concedetemi la battuta, nessuno nasce con il cartellino sulla culla in ospedale con scritto “Mario” e una targhetta eventuale con scritto “Talento!” in stile Black Friday.

I talenti sono, ovviamente, tutti scoperti a posteriori.

Se in Italia ci sono solamente investitori privati che non hanno la propensione al rischio adeguata (alta), molti talenti emigreranno ed altri (condizioni permettendo) resteranno.

Allora, se l’Italia è piena di talenti, il vero punto a cui dovrebbe rispondere la politica è:

  • come misurare e
  • come incentivare in modo adeguato l’emersione di talenti?

Il talento è nascosto. Anche adesso, se ci pensiamo, il talento esiste in molti lavoratori dipendenti che non hanno i mezzi per potersi staccare dal lavoro quotidiano ma che hanno identificato un problema di mercato da risolvere in un modo che non lo fa nessuno.

Se guardiamo all’estero, esempio Francia e Danimarca, ci sono strumenti che la politica può attivare.

Ad esempio la creazione di fondi ad-hoc per i dipendenti che vogliono lanciare un’impresa (con accumulo di risparmi integralmente detassati per un tot di anni) oppure leggi che regolano in modo favorevole al futuro founder il periodo di aspettativa dal posto di lavoro.

Strumenti mirati cioè a chi vuole fare startup allo scopo di dar loro l’opportunità di farlo.

Cultura

E qui mi collego anche al punto della Cultura di settore.

I founder italiani, hanno, in primis, la conoscenza minima necessaria per intraprendere un percorso di impresa ad armi pari con i “colleghi” esteri?

E gli investitori italiani autodefiniti “pre-seed”, ma reputano fondamentale avere il “product-market fit” prima di metterci un euro, si renderanno mai conto che, secondo i canoni esteri, avere il product-market fit NON significa fatturare un milione di euro l’anno?

Della serie, non ti spacciare per investitore pre-seed perché dici di ritenere “il team importante” quando in VERITA’ vuoi vedere il fatturato.

Insomma, allineare i due lati dell’ecosistema startup (founders e investors) alle best practice internazionali può essere materia di intervento politico, visto che nei fatti l’ecosistema non riesce a regolarsi da solo e siamo ancora in ritardo rispetto ad altri paesi europei.

Anomalie di sistema

Una riflessione finale riguardo al passaggio nell’articolo di Gianmarco Carnovale: “del loro ‘sistema’ fatto di pochi gestori di fondi che si spartiscono le startup su cui fare investimenti in chat private in cui decidono chi di loro faccia una proposta e a che termini”.

Io spero semplicemente che non sia vero, per un semplice motivo.

La natura liberale del sistema economico deve basarsi, per essere liberale, sulla trasparenza e sulla competizione.

Nel momento in cui ci sono investitori che fanno cartello è evidente che non può esserci competizione, di conseguenza non può esserci meritocrazia nel sistema (né lato investitori né lato founders).

E meritocrazia significa anche emersione del talento.

Ma cosa stanno facendo i partiti oggi per l’ecosistema startup?

Le startup non sono certamente al centro dell’agenda politica oggi come ieri, questo è chiaro a tutti.

Ma la cosa grave a mio parere è che non sia al centro di un governo che dichiara la “libertà d’impresa” tra i valori fondanti ed invece pensa a proporre un bonus di 20k a chi si sposa in chiesa, immagino rigorosamente solo per chi vuole il rito cattolico, dando un discutibile valore economico ad un principio di scelta religiosa personale che non dovrebbe avere prezzo.

Cosa aspettarsi da questo governo?

Se queste sono le premesse, mi aspetto altri 5 anni di noncuranza per l’ecosistema startup italiano da parte della politica.

Cioè nessun intervento sui pilastri indicati nell’articolo.

E permettetemi di dire che aumentare le dotazioni di soldi a CdP o altri istituti, senza analizzare e capire i risultati, non significa “prendersi cura”, è invece delegare ad altri l’uso di soldi pubblici solo perché ci sono politici incapaci di avere visione e strategia di settore.

Ultima modifica di questo articolo: 21 Novembre 2022